Piana : un borgo unico
Come alcuni altri villaggi siciliani, come Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi ha una grande comunità di origine albanese, popolazione insediata molti secoli fa in Sicilia, con la grande immigrazione intorno al XV secolo per sfuggire all’avanzata turca.
Piana si distingue come l’unico villaggio con quasi tutti gli abitanti di origine albanese. Parlano con un accento slavo pronunciato, avendo conservato la lingua e le tradizioni ortodosse.
Oltre a questa unicità, l’altro tesoro di Piana è la fonduta di formaggio al tartufo, che si può gustare in vari modi, anche in un semplice panino. Da vero indimenticabile !
Sempre in dubbio la gastronomia, i suoi canoli, una tipica pasticceria siciliana farcita con ricotta, attirano anche molti siciliani della regione.
Pochi chilometri ad ovest, il memoriale di Porta della Ginestra ricorda il massacro del 1º maggio 1946, e nel comune di San Cipirello, i resti dell’antica città di Laitas dominano il Monte Iato.
Dov’è Piana degli Albanesi
Borgo di Piana degli Albanesi
Il paese conserva un patrimonio storico e artistico, molte chiese decorate con opere ortodosse, la cattedrale di San Demetrio la cui origine bizantina risale al VI secolo, la chiesa di San Nicola con le sue icone sacre, o Maria Santissima del XVII secolo. Si scoprono anche palazzi dell’epoca barocca e fontane.
Dintorni
Una montagna domina il paese con la Riserva Naturale Serre della Pizzuta, le cui grotte formatesi all’epoca Mediozoica di Zubbione e Garrone, con stalattiti, stalagmiti e laghetti. Nel quartiere di Sant’Agata dove sorgeva un antico villaggio chiamato Pirama è stata scoperta una necropoli paleocristiana.
Il lago artificiale di Piana degli Albanesi è una riserva naturale gestita dal WWF.
Memoriale di Porta della Ginestra
A 4 km a ovest di Piana, il memoriale di Portella della Ginestra con le sue grandi pietre incise commemora un violento episodio della storia politica e criminale della Repubblica italiana, con un massacro che ha avuto luogo qui il 1º maggio 1947, dove 3000 contadini si erano riuniti durante la festa del lavoro. Una sparatoria causò 11 morti e 27 feriti gravi. Perpetrato da una banda criminale e mafiosa diretta da Salvatore Giuliano, i motivi e le intenzioni reali sono sempre oggetto di controversia, classificato tra i segreti di Stato italiani.
Parco archeologico di Laitas
In cima al monte Jato (o monte Lato, 852 metri), il sito archeologico dell’antica città di Laitas occupa un posto molto bello che domina la valle del Iato, nel comune di San Cipirello.
Storia
Mentre i dintorni erano occupati dal neolitico, le testimonianze di un primo villaggio risalgono all’VIII sec. a.C., probabilmente molto più antico e abitato dagli Elimi.
Si trova su una delle strade meno accidentate che collegavano Panormos a Selinunte.
L’archeologia ha rivelato ceramiche greche a partire dal VI secolo a.C. e l’introduzione del culto di Afrodite. In questo periodo la città conobbe i suoi principali allestimenti, con un teatro, dei templi, l’agorà e dei quartieri residenziali.
Di cultura punica e più o meno sottomessa a Cartagine nel IV secolo avanti la nostra era come la parte occidentale della Sicilia, Diodoro menziona che fu attaccata da Pirro I verso il 275 a.C. e poi si consegnò ai romani nella prima guerra punica (264-241 a.C.).
Si sa che in seguito fu occupata dagli arabi, ma che sotto Federico II di Svevia (dopo l’occupazione normanna) la città si ribellò, durante il conflitto tra il nuovo regime svevo e le popolazioni musulmane di Sicilia. Federico II la distrusse e deportò gli abitanti a Lucera in Puglia.
Parco archeologico e museo
L’area urbana occupava circa 40 ettari, protetta su tre lati da ripide pareti e da un muro lato sud-est, probabilmente costruito all’inizio del III secolo a.C.
Le vestigia sono essenzialmente del periodo greco.
Sul lato sud, l’agorà era circondata da portici circondati da vari edifici pubblici, e dove furono installate abitazioni in epoca imperiale.
A ovest si trovano i resti di un tempio italico su un podio dedicato a Giove, e a sud-ovest un santuario punico e un piccolo tempio dell’era classica.
Un Bouleuterion si trova a nord, e ad ovest un altro più recente di forma quadrata.
A nord-ovest dell’agora, a fianco della montagna, il teatro del I secolo a.C. aveva una capacità di circa 4500 persone, una scena ornata di quattro statue legate al culto di Dioniso e oggi conservate all’Antiquarium.
Ad ovest si trova il tempio di Afrodite, costruito nel VI secolo a.C., rinnovato nel IV secolo. Nelle vicinanze si trovano due importanti case a peristilio.
Ai piedi del sito archeologico, l’Antiquarium, museo municipale delle case di Alia, conserva i reperti del sito archeologico, oltre a fotografie, disegni e ricostruzioni.
Conserva quattro statue in calcare che si trovavano sul palcoscenico del teatro, alte due metri con le braccia alzate a sostegno di un architrave: due menadi (con la corona di edera sulla testa) e satiri (uomini con le orecchie del cavallo). Ci sono anche due leoni accovacciati che decoravano la base della cavea, ecc.
Alcuni oggetti provengono dal tempio di Afrodite, e per il resto sono vasi votivi, ceramiche, capitelli, coppe, anfore, o ancora ceramiche medievali.
Informazioni
Siti esterni
- Piana degli Albanesi : Pagina Wikipedia, www.visitpiana.com
- Laitas : it.wikipedia.org/wiki/Iaitas
- Zona archeologica del Monte Jato : www.palermoviva.it, www.sitiarcheologiciditalia.it
- Strage di Portella della Ginestra : it.wikipedia.org
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